ERMETISMO ed ESISTENZIALISMO

L’Ermetismo può essere definito una sorta di derivazione del simbolismo decadente ma anche delle prime Avanguardie, di cui abbiamo già parlato, una esasperazione di quei modi di fare poesia, in cui vengono ancor più estremizzate le tecniche dell’analogia e della musicalità. Questa scuola si connota come una tendenza letteraria italiana degli anni Trenta, quindi gli anni tra le due guerre e nasce nell’ambiente culturale fecondo di Firenze, caratterizzandosi come una forma di reazione al dominio culturale fascista. Non si tratta di un vero e proprio movimento organico, ma di un atteggiamento di alcuni autori e di alcune “voci” nei confronti della poesia e delle sue possibilità espressive.

Il critico Francesco Flora coniò nel 1936 l’espressione “poesia ermetica” in un saggio dal titolo omonimo, che presto servì per connotare un’intera stagione poetica, che molte conseguenze avrà sui successivi decenni di poesia italiana. Il  termine “ermetismo deriva da Ermete Trimegisto, cioè il tre volte grandissimo, leggendario sapiente greco che secondo la tradizione sarebbe autore di testi misterici risalenti al II e III secolo. Questa divinità veniva celebrata nell’antichità con riti misterici, in particolare in epoca ellenistica in area egiziana; dalla figura divina si passò ben presto alla figura leggendaria di maestro di sapienza e della filosofia ermetica e autore del Corpus Hermeticum, raccolta di testi filosofici neopitagorici e neoplatonici, che influenzò la filosofia neoplatonica rinascimentale di Marsilio Ficino. Tornando alla poesia ermetica, quindi, questa si connota come una poesia dal carattere oscuro e complesso, ricca di analogie e di figure dalla difficile interpretazione; la forte componente simbolica, che trae la sua origine dalla poesia decadentista e simbolista francese di fine Ottocento, diventa poi specchio di una condizione storico-esistenziale difficoltosa, segnata prima dall’atmosfera soffocante del regime e dalla prefigurazione degli anni tragici del secondo conflitto mondiale. In ambito filosofico questa lirica ermetica viene accompagnata dalla filosofia dell’Esistenzialismo (filosofo Sartre e Camus)   

I poeti ermetici si riuniscono intorno a una rivista letteraria fiorentina, “Il Frontespizio”; tra i nomi più noti si possono citare Carlo Bo (1911-2001), autore del testo considerato manifesto dell’Ermetismo, Letteratura come vitaMario Luzi (1914-2005), che pubblica La barca nel 1935, Alfonso Gatto (1909-1976), e Salvatore Quasimodo (1901-1968), con la raccolta Acque e terre del 1930. Due i grandi punti di riferimento che – sebbene non possano essere in tutto e per tutto inseriti nel canone “ermetico” – costituiscono degli esempi di stile e di poetica: da un lato Giuseppe Ungaretti (1888-1970) con la sua raccolta Il sentimento del tempo, che vede la luce per la prima volta nel 1933; dall’altro Eugenio Montale (1896-1981) con la raccolta Le occasioni del 1939 si avvicina assai al clima degli ermetici, anche se Montale ha una sua specificità.

Centrali nella poesia ermetica sono i temi della terra d’origine, dei ricordi dell’infanzia, della solitudine, espressi spesso attraverso una patina surrealista e onirica, e sempre stilisticamente sostenuta e “letteraria”. Da una parte viene rappresentato e rimpianto nostalgicamente il passato, dall’altra il futuro viene visto in maniera particolarmente angosciosa, come se un terribile e tragico evento fosse sul punto di colpire l’umanità intera: la Seconda guerra mondiale sta per scoppiare, confermando questo sentimento poetico. Questa angoscia per il futuro si realizza in un costante senso d’attesa, che rende l’animo dei poeti inquieti e caratterizzata da una continua tensione verso l’ignoto. A questo tema si lega la poetica dell’assenza, vista come l’allontamento dalla realtà quotidiana, storico-politica, quindi un rifiuto implicito del regime fascista e della sua cultura.

Lo scoppio della guerra segna la crisi dell’Ermetismo, che è costretto a confrontarsi, ormai, con la drammatica realtà presente, non potendo più trovare rifugio nel rimpianto del passato. Alcuni dei poeti partecipano direttamente alla lotta, mentre altri non prendono parte al conflitto, venendo accusati di essere elitari, e di perseguire una poetica del disimpegno. Solo nel dopoguerra si può trovare un ripensamento critico della poetica ermetica, e il teorizzatore è nuovamente Carlo Bo con l’articolo Che cos’era l’assenza del 1945. In questo testo il poeta dà inizio a una nuova poesia, più aperta a nuove influenze culturali, senza tuttavia rinnegare l’esperienza poetica precedente; la poesia abbandona così lo stile oscuro e complesso.