La narrativa nella seconda metà del Novecento

Dopo la seconda guerra mondiale assistiamo ad una fase di sviluppo economico accompagnata da lotte sociali che hanno come protagonisti gli studenti e gli operai delle fabbriche. Le contestazioni del Sessantotto accompagnano  la fase di quello che in economia viene definito “il miracolo economico degli anni ’50-’60. Il movimento del ’68 contesta il potere e tutte le autorità costituite e mira a forme di organizzazione democratica dal basso, come le assemblee studentesche, i consigli operai nelle fabbriche ecc.. Questo movimento ebbe carattere internazionale, infatti le contestazioni di studenti e operai ebbero luogo in Europa, negli Stati Uniti, in Cina, in America Latina. Nei primi anni Settanta queste lotte si affievolirono, ci fu un ritorno all’ordine in campo politico, una recessione ed una grave  crisi dell’occupazione in campo economico. Al calo della produzione industriale e della occupazione, si aggiunse anche il calo della produzione alimentare, con conseguenze disastrose per i paesi poveri del Terzo Mondo. La stagnazione economica provocò una ristrutturazione industriale e produttiva che prese il nome di  postfordismo. Gli industriali fecero fronte alla crisi proprio cercando di espellere  i lavoratori dalle fabbriche e riducendo i costi di produzione. L’Europa  ed i paesi del capitalismo avanzato ancora oggi non sembra siano completamente usciti da questa situazione economica e  politica sviluppatasi nel corso degli anni Settanta.  Comincia a diffondersi soprattutto nel corso degli anni ’80 l’informatizzazione nelle fabbriche e negli uffici, la robotizzazione e gli altri sistemi di lavoro automatico che accelerano in tutto l’occidente quella riduzione  dell’occupazione di cui abbiamo detto. In ambito più propriamente letterario, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla fine del secolo, si sono avvicendate varie correnti : il Neorealismo, la Neoavanguardia del Gruppo’63 e infine  la letteratura postmoderna, che ha tra i suoi  rappresentanti più noti   Umberto Eco autore del romanzo “Il nome della rosa”. Il Neorealismo è la letteratura che fa capo  per lo più allo schieramento politico di sinistra, la narrativa ed il cinema neorealista hanno  come protagonisti le classi popolari emarginate e bisognose di migliorare le loro condizioni di vita grazie ad un cambiamento radicale della  società, la letteratura neorealista è pertanto impegnata sul piano sociale e politico. La Neoavanguardia succede alla corrente del Neorealismo, essa ne denuncia la crisi , l’impossibilità o l’ inefficacia delle sue forme artistiche  nel favorire reali cambiamenti nella società. Anche nella Neoavanguardia  e nel Gruppo ’63 non manca, tuttavia, l’ala più impegnata politicamente e socialmente facente capo ad un ottica politica apertamente marxista che denuncia l’alienazione e le ingiustizie sociali  presenti nella società capitalistica. La Neoavanguardia, a sua volta,  entrerà in crisi con il ’68 e le lotte degli studenti  e degli operai. Intellettuale emblematico di questi anni tra Neorealismo e Neoavanguardia è Pasolini. Gli anni Ottanta, infine,  sono definiti età del postmoderno, età in cui è venuta meno la fiducia in un progresso lineare ed illimitato e si è affermato il senso del limite, della complessità e della relatività delle conoscenze, non si crede più in grandiose trasformazioni ma ci si cerca di orientare in un mondo sempre più caotico e labirintico. La narrativa postmoderna utilizza modelli del passato, talora facendone anche la parodia, attua la giustapposizione di stili e linguaggi come gioco (pastiche). Alcuni autori sono passati dal Gruppo ‘63 al postmoderno, in cui l’arte ha rinunciato, ancora una volta, alle illusioni di cambiare la realtà, ossia non crede più  di operare dei cambiamenti radicali nella storia e nella società. Nell’arte postmoderna  tende per lo più ad emergere una sorta di squallore,  insito nella realtà stessa, infatti quest’ultima è percepita sempre uguale a se stessa, il passato è come il presente e nel presente c’è anche il futuro, senza nessuna possibilità di grossi cambiamenti o rivoluzioni. Nell’arte  postmoderna si vive in una sorta di  “eterno presente” in cui tutto è uguale, omologato e standardizzato nei desideri , nelle aspirazione e nei bisogni, situazione che  già  P.P.Pasolini  aveva già denunciato molti anni prima . La fase che oggi stiamo vivendo è un momento di transizione, di confine tra arte postmoderna e nuove forme di comunicazione e di  lotta.