San Martino del Carso
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
E’ il mio cuore
il paese più straziato
Valloncello dell’ Albero Isolato 27 agosto 1916
Da L’Allegria
Analisi
La lirica è una delle più note di Ungaretti, in essa compaiono le caratteristiche tipiche della prima maniera di Ungaretti : creazione di versicoli di varia lunghezza, privi di punteggiatura , uso della maiuscola ad inizio di ogni strofa, assenza di rime tradizionali, verticalizzazione del componimento e numerosi spazi bianchi e pause di fine verso. A livello metrico le due coppie di versi conclusivi sono formate in realtà da due endecasillabi dissimulati ( Ma nel cuore nessuna croce manca/ E’ il mio cuore il paese più straziato), secondo una tecnica presente anche in altri testi dell’Allegria, come ad esempio “Soldati”, in cui i quattro versicoli si aggregano formando due settenari.
La caratteristica formalmente più appariscente in questa lirica è l’insistito , quasi ossessivo ricorso all’iterazione sia a livello lessicale che sintattico e fonico. Prevalgono in assoluto in fine di verso, le parole in cui l’accento ritmico cade sulla vocale “a” (casa-rimasto-qualche-tanti-tanto-manca-staziato) che costituisce pertanto il suono dominante.
In seguito a ciò le parole muro-cuore acquistano rilievo e rimandano l’una all’altra per analogia fonica.
Il lessico comune e antiletterario della lirica connota due aree antitetiche: la prima si riferisce ai simboli oggettivi della guerra, la seconda al dolore dell’io lirico (brandello di muro; cuore-croce-paese straziato).
Il componimento si articola in due strofe di quattro versi e due di due versi . Le quartine presentano la stessa struttura sintattica ossia partitivo, verbo, soggetto. Va evidenziata la presenza quasi istituzionale dell’enjambement e particolarmente suggestiva è la metafora al verso 4 ( brandello di muro) che, oltre a conferire umanità ad un elemento inanimato, richiama l’immagine dei corpi lacerati e mutilati dei soldati.
La seconda parte della lirica , costituita da due distici formati da un quinario e un settenario, si apre con un “ma” avversativo che ribalta l’affermazione precedente. Il poeta utilizza le stesse tecniche utilizzate nella prima parte, ossia le ripetizioni lessicali e i parallelismi, ma non manca la struttura a chiasmo del verbo presente alla fine e all’inizio delle due strofe (nessuna croce manca /e’ il mio cuore il paese più straziato). L’immagine del cuore straziato dal dolore richiama quella iniziale del brandello di muro , conferendo al testo una circolarità ed una coerenza semantica.
Anche questo componimento come tutte le liriche dell’Allegria reca in calce gli elementi paratestuali ossia la data e il luogo di composizione , conferendo a tutta la raccolta il carattere di un autentico diario di guerra.
La redazione definitiva della lirica risale al 1942 ed appare evidentissimo il processo di riduzione all’essenziale subito dal testo rispetto alla prima redazione. L’ultima redazione , infatti, testimonia la scelta del poeta ad isolare ed esaltare la singola parola, attraverso la disgregazione delle forme metrico-ritmiche tradizionali, per restituire alla parola una pregnanza di significato e caricarla di tutta l’energia della sintesi.