Eugenio Montale

Montale nacque nel 1896 e morì nel 1981, la sua attività di scrittore si può suddividere in cinque momenti importanti.  I primi due momenti coincidono con la fase più fiduciosa nei riguardi dell’arte e della scrittura in particolare, infatti il poeta credeva ancora che la letteratura e la poesia potessero cambiare la società e porre un rimedio ai male dell’uomo. Negli anni della giovinezza inoltre egli subì l’influenza del decadentismo , del crepuscolarismo in generale e di un poeta  di nome Sbarbaro. Quest’ultimo nelle sue poesie mostrava l’immagine di un uomo contemporaneo infelice ed impotente nei confronti della società contemporanea e della sua violenza. Era  la fase in cui Montale, forse anche prendendo spunto da Sbarbaro,  scrisse la raccolta “Ossi di seppia”.  Ci fu poi un secondo momento della poesia di Montale, in cui egli approfondì la riflessione sull’uomo e sulla sua infelicità, cercando una soluzione ai problemi e ai mali del mondo. Questo momento coincide con la seconda raccolta di poesie dal titolo “Le occasioni”. Montale anche in questa fase non ha ancora abbandonato la speranza di un rinnovamento e una rinascita dell’uomo . Per lo scrittore è ancora possibile affermare valori  positivi nella società, con l’aiuto soprattutto della poesia, quest’ultima è uno strumento molto  efficace, capace di far riflettere l’uomo  e di cambiare la realtà delle cose in meglio. In questo secondo momento il poeta dà alla poesia una impronta più filosofica e narrativa. Usa immagini astratte ( come quella della “donna-angelo) e metafore piene di significati profondi ed esistenziali.  Montale ha bisogno di riflettere profondamente sui mali della società e dell’uomo in generale,  per cercare una via di salvezza per tutti e non solo per se stesso.  Il poeta vuole eliminare quel conflitto che si è creato tra l’uomo contemporaneo e una società di massa che lo rende sempre più solo e infelice. Le immagini che compaiono nella poesia delle “Occasioni” sono immagini per lo più negative e tristi che sono allegorie della condizione esistenziale del poeta e del suo animo infelice che cerca una via d’uscita alla sua tristezza e angoscia. Il poeta a volte lascia anche intravedere una via di salvezza che però non riesce mai a raggiungere in modo definitivo e sicuro. La  soluzione ai mali dell’Uomo gli appare solo in rari momenti,  per poi sfuggirgli di nuovo e lasciarlo nella più nera desolazione. La poesia delle “Occasioni” è una poesia in cui c’è molto simbolismo, essa infatti è fatta di parole nuove ma eleganti, con una patina classicheggiante .  Montale imita lo stile di Dante , utilizzando metafore ed  allegorie profonde e piene di significato, proprio come il poeta della “Divina Commedia”. A differenza delle raccolte che pubblicherà successivamente, il poeta non fa diretto riferimento alla realtà di tutti i giorni, si mantiene su un piano universale e generale, senza affrontale la realtà quotidiana. Il terzo momento della poesia di Montale è quello in cui il poeta avverte il disagio della società consumistica e dei mass-media, la raccolta che richiama questo momento  prende il titolo di “Bufera”. Nella Bufera pubblicata nel 1956, infatti,  c’è la drammatica denuncia della società contemporanea in cui la poesia non può avere un ruolo e una importanza. Dopo le violenze della guerra, del fascismo e del nazismo, Montale aveva sperato che potesse esserci un mondo migliore, fatto finalmente di valori umani e cristiani, invece l’uomo crea di nuovo una società mostruosa, in cui c’è il rischio della distruzione atomica e in cui l’uomo egoista pensa solo al denaro e al profitto. L’uomo inquina e distrugge la natura,  si allontana dai veri valori della vita e corrompe il suo animo .   Stare dalla parte del bene significa invece stare dalla parte della natura e avere un atteggiamento critico nei riguardi della società consumistica volta solo al profitto e al  denaro. In  alcune poesie della “Bufera” l’autore polemizza contro i partiti di massa, contro la società contemporanea ma non dà più una  alternativa e una soluzione ai problemi. La realizzazione di una società migliore appare sempre più difficile e impossibile.. Negli anni del miracolo economico che vanno dal 1956 al 1963,  Montale non scrisse più nulla, per il poeta in una società in cui c’è il trionfo dei mass media  e del consumismo non c’è più posto per la poesia, essa non può essere apprezzata nella sua bellezza ed eleganza , ma soprattutto non può essere capita nel suo contenuto. Nel 1964 a un anno di distanza dalla  morte della moglie Montale riprende a scrivere poesie e possiamo parlare del quarto momento di Montale. Nel 1971 viene pubblicata la raccolta “Satura”, in queste liriche c’è molta comicità e molto disprezzo per la società in cui vive. Il poeta mostra un profondo pessimismo e non nutre molte speranze di cambiare  in meglio la società, in essa non si riesce più a distinguere il bene dal male,  la cattiveria dalla bontà, la volgarità dall’eleganza. Gli oggetti di consumo sono quasi sempre oggetti inutili,  destinati ad essere immondizia da riciclare , per poi creare altri oggetti che saranno riciclati di nuovo in un ciclo di produzione continuo e sempre uguale. Montale sembra ormai stanco  del consumismo e del bombardamento di informazioni da parte dei mass-media.  Nella raccolta “Satura”, pertanto, prevale l’ironia, il sarcasmo e l’amarezza, il poeta sembra ridere di se stesso e delle sue illusioni  di voler cambiare la realtà. Gli argomenti e i temi delle poesie sono diversi, si va dal motivo della morte della moglie, al tema di vivere dopo una catastrofe, una specie di alluvione in cui è stato spazzato via ogni valore umano, in cui non c’è la speranza di un cambiamento e di un futuro migliore . Anche nella poesia, ormai  Montale riproduce  in senso ironico il linguaggio della pubblicità, sempre noioso e uguale, citando frasi già scritte e riscritte in segno di protesta. La società di massa infatti non vuole più sentire nulla di nuovo e di serio, vuole solo vivere in modo superficiale senza porsi troppe domande a cui non saprebbe dare una risposta. Nuovi  possono essere solo gli oggetti di consumo,  sponsorizzati dai mass-media , mentre i nostri pensieri ormai possono solo adattarsi  alla società consumistica e banale, in cui domina la “spazzatura”, infatti  Montale usa proprio questo termine per indicare il simbolo della società contemporanea. Alla moglie morta il poeta dà il soprannome di Mosca, questo sta  a significare che lei, con la vitalità e la sua saggezza che sono proprio di un insetto come la mosca, aveva capito già molto tempo prima del poeta la sostanza  negativa della società dei mass-media e del consumo di massa e anche  aveva invitato il poeta a difendersi da questa società per sopravvivere. Infatti il poeta in una delle poesie dedicate a lei dice:

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.

Nel  quinto momento  Montale continua nella sua  condanna dei mass-media e della società consumistica. Nel decennio che va da “Satura” alla morte cioè dal 1971 al 1981 egli denuncia il bombardamento continuo  dei messaggi pubblicitari e delle informazioni dei mass-media a cui siamo sottoposti. La società in cui viviamo è ricca di merci, di traffici ma è priva di valori  e non ha  significato. Montale non vuole ritornare al passato, poiché anche nel passato scorge  il negativo, vorrebbe semplicemente affermare degli ideali e dei valori positivi cui aggrapparsi. Egli è deluso dalla moderna società industriale, in cui il denaro sembra più importante dei sentimenti umani e degli ideali. Di qui il pessimismo e il nichilismo di Montale, per cui in lui si insinua il sospetto che non esistano più i valori umani, che rischiano di essere travolti dalla  società tecnologica , dalle macchine e dallo spettacolo insensato  dei mass-media e del consumismo. Le opere di  questa quinta fase sono Diariopoi Quaderno di quattro anni e infine Altri versi, mentre dopo la morte  vengono pubblicate altre sue poesie dal titolo Diario postumo. La scrittura, da Satura in poi, sembra una colata di fuoco, senza punteggiatura, in cui  il poeta sembra riprodurre il linguaggio della neoavanguardia fine anni Sessanta, in cui il  linguaggio sperimentale è fatto di parole che non hanno un significato profondo; queste parole infatti  non possono dire più niente di importante, in un mondo  banale in cui c’è il trionfo della “spazzatura”.