Vittorio Alfieri

Alfieri nacque in Piemonte ad Asti da una ricca famiglia aristocratica, suo padre morì quando ancora era piccolo, lasciandolo orfano, la madre si risposò tre volte.  Ebbe un insegnamento privato  secondo l’usanza aristocratica ma da un sacerdote precettore imparò ben poco. Avviato alla carriera militare fu insofferente alle regole e ne uscì fuori. Dopo aver donato tutti i suoi beni alla sorella conservò per sé una rendita per vivere bene.  Dai 18 ai 23 anni viaggiò in Italia e in Europa, avendo esperienze amorose con donne anche sposate, si innamorò di una donna moglie di un vecchio aristocratico,  con la quale visse tutta la vita. Dai 23 anni in poi decise di dedicarsi alla letteratura e fu un accanito lettore di autori classici latini e greci e di autori contemporanei. Si rifugiò in se stesso e non accettò nessun lavoro o incarico pubblico o amministrativo che lo allontanasse dallo studio, disprezzando il denaro e la vita inutile e insignificante della ricca aristocrazia del tempo, tanto che in una delle sue prime opere prese in giro l’aristocrazia torinese e i suoi comportamenti.  Scrisse la prima tragedia  Antonio e Cleopatra a 26 anni  e scelse questo genere letterario in versi,  poiché la tragedia esprimeva in modo più  completo le sue passioni, la concezione eroica e titanica della vita ed il suo forte individualismo. Compose 19 tragedie da lui riconosciute come proprie,due trattati politici Della tirannide e Del principe e delle lettere e le Rime.  Amante dei cavalli e dei viaggi si rese conto che la letteratura era  l’unica attività capace di esprimere il suo bisogno di libertà e di placare il suo animo inquieto ed insoddisfatto . Allo scoppio della Rivoluzione francese Alfieri si trovava in Francia, giudicò positivamente questa rivoluzione ma poi cambiò idea, fuggì da Parigi accusando di violenza e  barbarie i giacobini e la plebe . Tornò a Firenze dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1803 , il suo monumento funebre fu scolpito dallo scultore Antonio Canova nella Basilica di Santa Croce tra i grandi italiani.

LE TRAGEDIE 

Le tragedie di Alfieri sono tutte divise in cinque atti e seguono le 3 unità aristoteliche di tempo, luogo e azione, lo stile è elegante ed elevato, il verso è l’endecasillabo sciolto. Alfieri seguiva un unico procedimento durante la sua creazione artistica che si riassume in tre parole: “ideare”, “stendere” in prosa e “verseggiare” ossia mettere in versi la sua tragedia. Le tragedie  Polinice  ed  Antigone  si ispirano al re di Tebe Edipo: la prima parla di due fratelli che si scontrano per il potere e uno dei due, Polinice, viene ucciso dall’altro;  l’altra tragedia parla dell’eroina Antigone che si dà la morte per seppellire e onorare la memoria del fratello morto e che il  re Creonte vuole lasciare insepolto. Lei si oppone al re,  si uccide per non sottomettersi a Creonte , ed obbedisce solo a ciò che le detta la coscienza e la legge morale. Le tragedia Agamennone ed Oreste narrano la vicenda del re greco ucciso dalla moglie Clitennestra e dal suo amante Egisto, ma il figlio Oreste per vendicare il padre Agamennone,  uccide l’amante e la sua stessa madre

Alfieri  scrive anche tragedie di argomento romano come Ottavia, Bruto primo, Bruto secondo,Virginia. Compone anche una tragedia ambientata a Firenze nell’epoca del Rinascimento dal titolo La congiura dei Pazzi  che narra della lotta della famiglia dei Pazzi con la famiglia dei Medici di Lorenzo il Magnifico. Le tragedie più importanti secondo la critica sono il Saul e Mirra : Saul è di argomento biblico, narra della vicenda di Saul re di Israele,  guerriero valoroso di umili origini, diventato re per volere divino. Ormai anziano, Saul è abbandonato da Dio ed è tormentato dalla vecchiaia e dalla sua ansia di potere, di dominio assoluto, sospetta addirittura che Davide, marito della figlia Micol, aspiri a prendere il suo posto da re. Davide è il nuovo prescelto da Dio, è leale e contrariamente a quanto Saul pensa, non ha alcuna intenzione di prendere il potere. In preda al delirio, Saul manda in esilio il genero con accuse ingiuste, poi dopo si riappacifica con lui, ma nonostante tutto rinasce nel suo animo un’ angoscia che lo spinge ad ordinarne l’omicidio di Davide,  che per lui è quasi un figlio, per cui Davide è costretto a fuggire. Saul,  infine, rendendosi conto della sua crudeltà e del male che è dentro di lui si uccide trafiggendosi con la propria spada. Saul è il vero, assoluto protagonista della vicenda. Alfieri stesso afferma che  questo personaggio gli è caro, in quanto uomo che vive da un lato impeti eroici e desideri di vendetta, mentre dall’altro prova un profondo desiderio di pace e quiete. Il pessimismo alfieriano nasce dalla constatazione dei limiti dell’uomo, sottoposto a forze superiori. Mirra  si rifà al mito greco di una fanciulla innamorata del proprio padre e che per il senso di colpa e di vergogna si uccide . Queste due opere sono più complesse di quelle precedenti, in esse non c’è una netta contrapposizione tra  due eroi  che incarnano l’uno il bene e l’altro il male. In Saul e Mirra c’è un unico protagonista che vive un conflitto interiore tra bene e male, egli  è succube di una forza negativa che è all’interno della propria coscienza  e lo porta alla morte.   Saul e Mirra sono, pertanto, tragedie più difficili e moderne,  in cui il dramma dei protagonisti è interiorizzato , nasce  all’interno della loro psicologia, esse hanno una azione più scarna ed essenziale mostrando soprattutto le  passioni e sentimenti dei protagonisti.

I TRATTATI

Nel trattato  Della Tirannide  Alfieri esamina questa forma di governo e sostiene che solo pochi individui eroici si battono contro la tirannide e si rendono conto di quanto essa sia ingiusta. Il poeta sostiene che uccidere il tiranno potrebbe sembrare l’unica soluzione per ottenere la libertà, anche se c’è il rischio che ad un tiranno ne subentri un altro peggiore del primo.  Del principe e delle lettere affronta il problema della libertà  e autonomia dell’artista, il potere cerca sempre di sottometterlo,  schiacciare o corrompere. Il Misogallo  costituisce una critica aspra alla Rivoluzione francese e  giacobina,  Alfieri disprezza sia il governo del popolo, sia della borghesia,  sia della monarchia, che minacciano la libertà dell’ individuo , tuttavia, egli non indica nessuna proposta concreta di governo e la sua ideologia astratta è divisa tra rivoluzione e conservazione.  Nel Misogallo viene esaltata  l’azione di pochi individui eccezionali, eroici che scelgono il tirannicidio o il suicidio pur di non vivere in schiavitù.  L’individualismo di Alfieri e il suo titanismo anticipano gli aspetti dell’incipiente Romanticismo, mentre l’uso della mitologia lo rendono erede del classicismo del Settecento.